Nel mio ultimo lavoro da dipendente io facevo esattamente quello che pensavo avrei fatto per sempre: il marketing manager.
Un sogno che si realizzava, la tanto bramata stabilità. Però… c’era un però.
Un però che non sto qui a spiegarvi ma che posso dire fosse profondamente radicato nella mia indole: fare quello che mi va. Non quello che voglio attenzione, ma quello che mi va.
Quando ho deciso di lasciare, una persona, assai lungimirante mi disse che era preoccupata e dispiaciuta, perché andava via con me il know how di una parte dell’azienda.
Mi disse che avrei potuto stilare milioni di procedure ma comunque il mio tocco non ci sarebbe stato. Posso dire con estrema sincerità che sia stata una delle cose professionalmente più gratificanti che mi abbiamo detto.
A dirmelo, è stata una donna, non a caso.
Il mio know how non potevo trasferirlo perché le mie competenze, su un’altra persona, un’altra professionista con un’altra personalità, un altro background, si sarebbe comunque trasformato in qualcosa di diverso. Magari anche meglio… ma comunque differente. Ecco perché credo poco, anche ora che sono una professionista “libera”, alla concorrenza. Non esiste un professionista che possa erogare un servizio identico ad un altro. Ci sarà sempre di mezzo “il tocco”.
Io non sono mai stata gelosa, per natura.
Non sono nemmeno gelosa delle mie conoscenze anzi a volte devo controllarmi perché tendo a concedermi un po’ troppo.
La straordinaria bellezza del mio attuale lavoro di marketing e branding coach è insita proprio nel fatto che posso fare quello che mi va e che comunque amo da morire. Il mio know how è il patrimonio da cui attingo per impattare le persone che incrociano la mia strada.
Amo tutto quello che faccio. Tutte le persone che questo lavoro mi sta consentendo di conoscere.
Amo ogni minuscolo frammento di tutti i gusci che sono riuscita a rompere… il mio compreso.
Amo i timidi pulcini paffuti che escono dai gusci desiderosi di divenire, di trasformarsi in qualcosa di straordinario.
Amo le storie, le vostre.
Amo le debolezze che divengono archi e frecce.
Perché vi dico questo, vi chiederete.
Perché voglio ricordarvi di appigliarvi alla vostra unicità. Il vostro know how non è un mero cumulo di conoscenze, è il risultato di una ricetta assai complessa dove gli ingredienti li decidete tutti voi, dipendono da voi, dal vostro tocco.
Il vostro know how è ciò che vi rende diversi ed unici. Diviene il motivo per cui altre persone sceglieranno proprio voi.
Curatelo, proteggetelo, abbiatene cura. Ma se serve, donatelo, regalatelo, siate generosi… avrete solo acceso un’altra straordinaria miccia, diversa da voi.


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